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Ventisettesimo giorno

Ventisettesimo giorno di quarantena, la percentuale di persone snervate sta salendo rapidamente, ma sembra che i contagi, al contrario, stiano calando. Si spera quindi che per l’estate sarà tutto finito, e potremo farci le nostre vacanze in pace, senza l’obbligo di uscire solo per motivi essenziali.

Intanto però, giugno luglio e agosto sono lontani, e ognuno sta adottando diverse strategie per sopravvivere al Coronavirus e alla noia della quarantena. Un po’ come nel regno animale: ci sono quelle specie che si fingono morte davanti al predatore, quelle che passano direttamente al contrattacco, oppure quelle che si preoccupano della difesa o chi banalmente se la da a gambe.

Invece, più concretamente, abbiamo il tipo di persona che affoga la noia nel cibo, anche se poi a fine quarantena si troverà in una brutta situazione appena rispolvererà la bilancia; c’è il cuoco, che cucina come se non ci fosse un domani e alla fine deve comprare una dispensa nuova per contenere tutto quello che ha fatto; lo sperimentatore, che impara a fare miliardi di cose, dall’imparare il cinese al fare orecchini all’uncinetto anche se è un uomo; poi abbiamo il “recupera sonno”, che approfitta di questi momenti per dormire più che può in modo da recuperare le energie perse durante la prima parte dell’anno.

Ad ogni modo, io sono sia un po’ la cuoca, sia la sperimentatrice. Anche la dormigliona però mi si addice.

In queste giornate mi sveglio intorno alle nove e mezzo durante la settimana, per seguire le videolezioni della scuola. Dopo di solito c’è un po’ di relax e il pranzo, e poi via coi compiti! Fino a quando, intorno alle quattro e mezzo, mi piazzo al pianoforte e chiamo a raccolta tutta la mia concentrazione e l’energie per suonare almeno un’ora e mezza. Dopo abbiamo i venti minuti di studio del solfeggio (facendo il Conservatorio, canto corale e solfeggio sono materie obbligatorie oltre allo studio dello strumento, nel mio caso, il pianoforte). E poi finalmente la mia giornata è finita! Posso buttarmi sul divano a guardare Netflix (in questo momento io e mia mamma stiamo guardando insieme The Good Place, e ci sta piacendo molto), oppure giocare un po’ a Minecraft o guardare qualche video Youtube. Di solito leggo solamente la sera a letto (sto leggendo “Non Chiamatemi Ismaele”, di Michael Gerard Bauer, ed è molto carino). Ogni sera mi dico: “Domani è lunedì, andrei a scuola, poi in Conservatorio tre ore e dovrei fare matematica a casa”. Questo mi fa sentire un po’ più come se fosse una giornata normale.

Il mio desiderio più grande oggi è stato andare a Milano, fare una passeggiata in centro, prendermi un frullato da Starbucks e guardare le vetrine di Subdued.

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