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Perché mi piace scrivere?

  • Immagine del redattore: Anita
    Anita
  • 6 mag 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

So che a un sacco di persone scrivere non piace. È una tortura farlo nei temi a scuola, perciò perché farlo anche a casa nel poco tempo libero?

Partiamo dal fatto che sono in questo caso, come si suol dire, "figlia d'arte" nel senso che mia mamma è una scrittrice. Perciò, si può dire che questa cosa ce l'avevo nel sangue, in un certo senso.

Diciamo anche che cosa scrivo, che non è affatto scontato: perlopiù inizi di libri futuri che non finirò mai, e ogni tanto anche racconti con una fine vera e propria (oltre ai post di questo blog, ovviamente). Quando ero più piccola mi piaceva ambientare i miei testi nell'Inghilterra o Francia del 1800/1700, anche se mia mamma mi faceva notare continuamente quanto fosse insensata come cosa, perché non ne sapevo molto.

Memore di questi suoi consigli, sono passata all'epoca odierna, con smartphone, social e Netflix.

Non mi è mai piaciuto particolarmente scrivere i fantasy, forse anche perché non mi piace nemmeno molto leggerli, a meno che non siano fatti bene (come l'Accademia del Bene e del Male di Soman Chainami. Se avete voglia di leggerla, è una saga STRA consigliata, e per darvi un'idea della bellezza io ho riletto il primo libro quasi dodici volte, senza mai annoiarmi).

Passiamo quindi alla domanda clou, di questo post: come mai scrivere mi piace così tanto? Sarò onestà, innanzitutto tutti mi dicono che ho talento, e, diciamocelo, è molto meglio e molto più facile fare una cosa se ricevi complimenti fin da subito.

E poi quando scrivo spesso lo faccio di cose che mi rendono tristi, o mi fanno arrabbiare o mi strappano un sorriso ogni volta che si presentano. È un ottimo modo per conoscere anche noi stessi, perché, e qui si va sul filosofico, quando scrivo mi sembra quasi che non sia io a farlo, ma un'altra persona che mi conosce come, se non meglio, di me stessa e scrive anche delle mie debolezze o di cose che non riesco ad ammettere. Mi aiuta a superare le paure, perché a volte scrivendolo mi rendo conto di quanto siano irrazionali, e la rabbia sbollisce quando rileggendo i miei testi capisco di non essere sempre santa e di commettere degli errori. I miei protagonisti, quindi, sono proiezioni migliori o peggiori di me.

Perciò, quando scrivo mi divido in due metà: la me che rilegge, rendendosi conto delle imperfezioni o anche dei talenti (per carità, essendo abbastanza vanitosa credetemi che scrivo anche di quelli)

;e la me che scrive cercando di migliorare la prima parte.

In questi giorni, perché non prendere un computer o, all'antica, carta e penna e scrivere tutto ciò che ci passa per la mente? Chissà che non si scoprano cose di noi che non si conoscevano...

"Per ogni libro degno di essere letto c’è una miriade di cartastraccia” Arthur Schopenhauer

Questa frase mi piace particolarmente, perché io non ho la carta straccia, ma se le pagine di word incomplete lo fossero allora la mia camera ne sarebbe piena. Perché? Perché spesso quello che ci viene in mente la prima volta è stupendo e utile per noi, ma se lo vogliamo far leggere a qualcun altro è noioso e improponibile, quindi cancelliamo e riscriviamo.

Che dire? Quello che dovevo dire, seppur in maniera un po' articolata e riflessiva , l'ho detto. E voi? Ritenete la scrittura una perdita di tempo o vi piace come a me?

 
 
 

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